Siamo alla sfida n. 60 del MTChallenge che ha come tema ‘Le tapas’.
Mai,del blog Il colore della curcuma, in quanto vincitrice della sfida sugli gnocchi del mese precedente, ci ha invitato a metterci alla prova su questo che non è semplicemente un piatto ma un rituale fondamentale della cultura gastronomica spagnola.
Pertanto dobbiamo proporre un tris con una tapa, un montadito e un pincho (in poche parole una piccola porzione di pietanza, uno stuzzichino a base di pane e un bocconcino su stuzzicadenti) che siano legati da un filo conduttore a nostra scelta.
Premesso quanto sopra, ho scelto, con molta incoscienza lo ammetto, di unire cultura gastronomica a cultura letteraria dedicando le mie tapas a Giacomo Leopardi, un gigante della cultura italiana, quasi vicino di casa, visto che Recanati è a pochi chilometri dalla mia città.
Prima che mi arrivino tutti gli strali del web, chiedo subito scusa a tutti coloro che si sentono offesi da questo accostamento o dalla leggerezza con cui ho affrontato l’argomento, ma anche da diversi studi al riguardo*, emerge che lo stesso Leopardi trattasse spesso con ironia il cibo, basti pensare alla sua poesia infantile ‘A morte la minestrina’ o al più tardo poema eroicomico Paralipomeni alla Batracomiomachia, solo per fare qualche esempio.
Non basta. Da quando lascia la sua casa di Recanati, manifesta, durante i suoi viaggi, un’interesse continuo e un’attenta conoscenza per il cibo di cui parla in molte lettere ai familiari. Questo interesse si trasforma in vera ricerca di soddisfazioni gustative durante il periodo del soggiorno a Napoli , dove trova Monsù Pasquale Ignarra, l’abilissimo cuoco di casa pronto a fargli conoscere a pieno le delizie della cucina campana e a soddisfare i suoi desideri in qualsiasi ora del giorno. A Pasquale è infatti destinata la lista autografa delle 49 prelibatezze, che Leopardi compila probabilmente come promemoria per la preparazione dei suoi pasti e per quelli di qualche serata speciale in casa Ranieri.
Proprio a questo Leopardi ‘ribelle goloso’ secondo la definizione di Licia Granello, che mangia tre gelati alla volta e arriva, in fin di vita, a consumare due sacchetti di confetti, rifiutando il brodo per un’abbondante granita, ho dedicate queste tapas. Le ricette prendono spunto dalle negate “dolcezze del destin mortal…” espresse nei versi di alcune sue famose poesie, a cui ogni stuzzichino contrappone una traduzione materiale e culinaria, combinazione di sapore e di piacere, fatta con ingredienti apprezzati dal poeta o a lui familiari perché di richiamo alla sua (e mia) terra.
Abbasso la minestrina, viva le tapas!!
* ne riporto solo alcuni : G. Furferi ‘Il senso del cibo in Leopardi’, L. Granello ‘ Dolci, fritti, maccheroni e ragù quando il cibo è un poesia’, Domenico Pasquariello “Dègo” e Antonio Tubelli ‘ Leopardi a tavola ‘.
Tapa ‘La ginestra’: Crema di cece nero con seppia e stracciatella solida
Ingredienti x 4 persone
150 g di cece nero ( peso ammollato), 2 seppie piccoline, 1 tuorlo a pasta gialla,10 g di parmigiano grattugiato,1 cucchiaino di pangrattato,2 bicchieri di brodo vegetale, olio evo, sale
Dopo aver lasciato in ammollo il cece nero per almeno 12 ore, cuocerlo in abbondante acqua salata.
Quando risulta tenero scolarlo e frullarlo con olio, ricordando di lasciare da parte qualcuno. Tenere in caldo.
Sbattere il tuorlo con una forchetta, aggiungere il parmigiano grattugiato ed il pangrattato. De ve risultare un composto molto denso. Nel frattempo mettere a scaldare il brodo, quando bolle buttare il composto di uova e formaggio e mescolare con una frusta non troppo velocemente in modo che le briciole di stracciatella rimangano non troppo fini.
Scolare dopo un paio di minuti e tenere in caldo.
Tagliere a striscioline sottili il corpo delle seppioline e dividere in 2 i tentacoli. Scottare le seppioline su di una piastra calda per un paio di minuti. Condirecon olio e aggiustare di sale (nel mio caso non è stato necessario).
Per servire, in una ciotolina versare un mestolino di crema di ceci, aggiungere le seppioline, la stracciatella solida e qualche cece intero.
Pincho ‘Alla luna’: Crema fritta, selva di carciofi e patate, luna di pecorino dei Sibillini
Ingredienti x 4 persone
LUNA DI PECORINO
2 fette spesse di pecorino dolce dei Sibillini (150g circa)
CREMA FRITTA
2 tuorli,250ml di latte, 40 g di amido di mais,50 g di zucchero, buccia di limone
per la panatura e frittura
2 uova,100 g farina,150 g di pangrattato,olio di arachidi
SELVA DI CARCIOFI E PATATE
1 carciofo,1 patata piccola,succo di limone
CREMA FRITTA
Preparare con largo anticipo la crema fritta ( meglio la sera prima). Riscaldare il latte. In un pentolino sbattere i tuorli con farina, zucchero e amido.Aggiungere a filo il latte caldo e la buccia del limone. Riportare sul fuoco e lasciar cuocere la crema, sempre mescolando, facendo attenzione a continuare a mescolare per almeno 5-6 minuti dal bollore. Togliere la buccia di limone.
Versare la crema su un piccolo vassoio leggermente oleato, formando uno strato di circa cm 1,5.Livellare bene la crema e lasciarla raffreddare in luogo fresco ed asciutto per almeno un paio di ore o meglio tutta la notte. In questo caso coprire con pellicola e riporre in frigo.
Quando la crema è ben fredda, ritagliare dei quadrati di cm1,5 x1,5. Passarli nella farina, poi nell’uovo sbattuto ed infine nel pangrattato. Ripassare nell’uovo e nel pangrattato per una panatura perfetta .
Friggere in olio di semi di arachide bollente finchè risultano dorati. Otterrete più cubi di quelli necessari, ma penso che meno di questa quantità di uova non si possa utilizzzare. Non vi preoccupate, non vi avanzeranno.
SELVA DI CARCIOFI E PATATE
Pulire il carciofo, togliendo buona parte del fondo e metterlo a bagno nell’acqua con il limone.Asciugarlo bene e tagliarlo a striscioline sottili. Sbucciare la patata, lavarla ed asciugarle e tagliarla a julienne. Mescolare le patate con i carciofi e riempire il filtro del tè a molla con le verdure, compattando bene ( non ho trovato altro sistema!!).
Friggere tenendo ben immersa la sfera portatè nell’olio bollente, facendo attenzione ad impugnare il manico con una presina, perchè si surriscalda facilmente.
Lasciar friggere per 4/5 minuti, togliere dal fuoco, aprire delicatamente la sfera, anche aiutandosi con un coltello, ed estrarre la semisfera di carciofi e patate con molta attenzione. Salare leggermente Ripetere il procedimento per altre 3 volte in modo da ottenere in tutto 4 ‘cespugli’.
LUNA DI PECORINO
Con un piccolo coppa pasta ritagliare 4 cerchi di pecorino. Da ognuno, sempre con il coppapasta, ricavate lo spicchio di luna.
MONTAGGIO
Su uno stuzzicadenti infilare la luna di pecorino, il cespuglio di carciofi e patate ed il cubo di crema fritta.
Montadito ‘Il Passero solitario’: Torre di pane e patè di quaglia con coscio di quaglia al caramello di visciole
Ingredienti x 4 persone
2 quaglie, 1 foglia di alloro, 2 gambi di sedano, 2 carote piccole,1/2 cipolla,pepe rosa,5 chiodi di garofano,10 bacche di ginepro, 1/2 bicchiere di cognac, 1 bicchiere di brodo vegetale,50 g di burro morbido,100 g di visciole sciroppate,acqua,3 cucchiai di zucchero,12 fette di pancarrè
Disossare le quaglie, facendo attenzione con le cosce. Mettere la carne a marinare per almeno tre ore (meglio se la sera prima) con l’alloro, la cipolla, 1 gambo di sedano a cubetti, la carota a cubetti , il pepe, il ginepro, il chiodo di garofano ed il cognac. Stessa cosa per le ossa e gli scarti . Tenere in frigo durante la marinatura.
Passato il tempo di marinatura mettere le ossa, compresa la marinatura, in un pentolino con un cucchiaio di olio. Far rosolare leggermente, aggiungere un bicchiere di acqua e cuocere per 15 minuti a fuoco vivace. Filtrate il tutto mantenendo il fondo di cottura a cui va aggiunta qualche visciola.Cuocere ancora per qualche minuto. Aggiungere mezzo cucchiaino amido di mais per far addensare, filtrare ancora e lasciar raffreddare.
In una padella con 2 cucchiai di olio, rosolare la carne, compresa la sua marinatura ma senza le cosce, bagnando anche con il brodo. Regolare di sale .Quando le quaglie risultano rosolate ma ancora morbide, togliere dal fuoco, tagliarle e pezzetti piccoli e frullare con 25 g di burro sciolto fino ad ottenere una crema. A questo punto unire altri 25 g di burro leggermente montato con una frusta. Amalgamare bene il patè.
Farcire 4 coscette di quaglia con 30g di visciole tritate finemente, richiuderle con uno stecchino.
Utilizzare la stessa padella della cottura della carne per far cuocere le coscette, finchè siano ben dorate. Ricavare dal pancarrè 12 dischi di 4/5 cm di diametro, tostarle leggermente, bagnaterli con una goccia del fondo di cottura su un lato e spalmare con poco burro dall’altro. Formare dei cilindri di acetato di h 6 cm circa dello stesso diametro del pane. Creare la torre all’interno del cilindro alternando 1 fetta di pane e 1 cucchiaio di patè di quaglia per tre volte (preparare 4 torri). Mettere in frigo a rassodare per una ventina di minuti. Quando il patè è ben freddo, togliere l’acetato e disporre la torre sul piattino. In un pentolino versare 1/2 bicchiere di acqua, 3 cucchiai di zucchero e le visciole rimaste. Far addensare fino ad ottenere uno sciroppo denso.
A questo punto togliere le visciole e bagnare con questo fondo i cosci di quaglia. Appoggiare il coscio un po’ inclinato su ogni torre ( se necessario tagliarlo un due parti) e disporre accanto una visciola.Far caramellare lo sciroppo rimanente e creare dei fili di caramello sul piatto e sulla torre.
Con queste tapas partecipo all’MTChallenge n.60
Ho studiato appassionatamente Leopardi all’epoca della scuola, stranamente (perchè ho una memoria labile) ricordo benissimo i luoghi del poeta a Recanati ma non ne conoscevo questa vena quasi goliardica legata al cibo…ho letto con molto interesse il tuo post ed ho trovato le tue tapas deliziose…brava brava brava!!!
Se hai un po’ di tempo dai un’occhiata agli articoli che ho indicato nel post, danno un’idea molto esauriente sul legame tra Leopardi ed il cibo. Per me sono stati utilissimi. Io conoscevo la poesia sulla minestrina e sono partita da lì per la mia ricerca, così ho scoperto questo aspetto di Leopardi meno noto. Grazie x i complimenti!
Il legame tra Leopardo ed il cibo in effetti non è molto noto. Io conoscevo la poesia sulla minestrina e sono partita da lì per la mia ricerca. Gli articoli ed il libro che ho indicato nel post sono stati utilissimi, ti consiglio di dare un’occhiata se hai un pò di tempo. Per quanto riguarda le tapas , grazie x i complimenti!
Complimenti di cuore davvero, Tina! Sia per la scelta del tema (a Giacomino non possiamo che voler bene noi maceratesi!), che per le tapas. Non saprei dirti quale mi sia piaciuta di più!
Grazie, Mariangela! Veramente mi fa piacere che ti siano piaciute le tapas ed il mio omaggio a Leopardi. Da maceratese ci speravo proprio!!
Hai scelto.un tema nn facile e hai proposto una tapas
Spettacolare foto incantevoli nn ho parole com
Grazie di cuore per il tuo apprezzamento!
Estasi!!!
IL passero solitario è il mio preferito, splendido tema e splendida interpretazione
Il tuo commento mi fa molto piacere!!! Detto tra noi, il passero solitario è stato la realizzazione più ‘sofferta’, ma alla fine ne sono orgogliosa.
Apprezzo questo genere di filo rosso, complimenti!
Grazie Rossella!
Come sarebbe “chiedo subito scusa a tutti coloro che si sentono offesi da questo accostamento o dalla leggerezza con cui ho affrontato l’argomento”? Sei stata fenomenale!!!!
Stupendo il fil rouge e stupende pure le preparazioni!!!
P.S.: ho fatto un paté di quaglia pure io, per il mio montadito: che sia una foscoliana corrispondenza di golosi sensi? 😉
Grazie mille,Mapi!!
Ho visto le tue golosissime e sofisticate tapas ‘Il salto della quaglia’, che oltre tutto abbiamo pubblicato a pochi giorni di distanza, e ho riflettuto sulla coincidenza. Concordo sulla corrispondenza foscoliana. Verifichiamo alla prossima sfida!?
Adoro Giacomo Leopardi e mi piace moltissimo il modo in cui hai associato i suoi incantevoli versi alle ricette!complimenti!!!
Scusa Lucia se ti rispondo solo ora ma mi sono accorta che c’è stato un disguido.
Sappi ( ma è inutile che te lo dica) che non sei la sola fan di Giacomo.
Ti ringrazio tanto dei complimenti e passo da te.
Secondo me Tina hai toccato la perfezione. Idea profonda e particolare accompagnata da delle signore tapas, eleganti e non banali, con abbinamenti da acquolina in bocca… Io ho avuto l’onore di assaggiare uno dei tuoi capolavori e sono convinta che questi non sarebbero da meno… Bravissima!
Sara, visto che ti reputo bravissima, avendo degustato le tue creazioni e leggendo i tuoi post con piatti fantastici, sono più che onorata del tuo apprezzamento! Un abbraccio
Piccoli capolavori!!! Complimenti!!!
Grazie, Cristina!
Per ricambiare i tuoi complimenti vengo subito a trovarti nel tuo blog.
♥
Sono senza parole! Complimenti davvero!
A parte che quando ho letto dei Paralipomeni alla Batracomiomachia ho avuto il timore di trovare le rane tra gli ingredienti 😉
in realtà sono folgorata dagli accostamenti e dalle foto! Un lavoro spettacolare e, per me, il podio spetta al pincho!
Anche io non ho molta dimestichezza con le rane,per cui non mi è passato nenache per l’anticamera de cervello di poterle utilizzare!!!
Sono contenta che ti siano piaciute le mie tapas!A presto, Angela.
come Mapi. E’ un paragone che fa onore all’MTC, perche’ colto e pertinente. Da ex insegnante di Lettere, ho sempre pensato che se mai gli autori presenti nei manuali di letteratura potessero parlare, come prima cosa rivendicherebbero un lato umano, probabilmente divertente che quintali di parole scritte da altri hanno seppellito. E chissa’ che anche Leopardi non si riscatterebbe da una fama che chiunque troverebbe quanto meno un po’ pesante da sopportare. E poi, diciamocelo, uno che scrive “Abbasso la Minestrina!” non poteva che essere ironico e simpatico. E di sicuro avrebbe apprezzato questa tua scelta. Quel pincho me lo sogno di notte.. ma come ti e’ venuto in mente??? grandiosa!
Spesso è vero dimentichiamo che anche grandi artisti sono prima di tutto uomini!
Se tu mi dici poi che Leopardi apprezzerebbe la mia scelta non posso che crederci. Per quanto riguarda il pincho l’idea è venuta alla fine, all’ improvviso ed ha subito soppiantato la ricetta con relativa poesia che avevo scelto fin dall’inizio. Come capita spesso.
riprovo a mandarti il comento, non so più come fare! 😉
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… ecco, diciamo che n pratica hai creato un “rondò”, ma al posto delle tre strofe tu hai fatto tre tapas che che sono un capolavoro.
Tu non puoi vedermi ora, ma ho gli occhi e il palato a cuoricino (il cuore pure ma quello ha sempre quella forma…)
Di solito i miei commenti sono lunghi ma qui non so cosa dire perché stò elaborando tutto quanto, mental e emozionalmente. (Questo non centra, ma posso dirti che avevo notato i tuoi gnocchi?)
era per guadagnare tempo, sai… di solito le parole non mi mancano mai, anzi le scrivo di getto ed ecco tanti errori…sono troppo impulsiva. Ed è d’impulso che ti dico, che sei stata una artista per come hai seguito il filo conduttore che hai scelto!
Da te prenderò nota, sens’altro, di come fare la crema fritta, di quel caramello di visciole, e non ti dico la crema di ceci neri! Quelli sono così duri da cuocere che ho imparato a lasciarli 24 ore in ammollo, ma credo che il calcare dell’acqua sia anche un fattore influente, perciò voglio prendere la slow coocker… (lo vedi quanto parlo…)
Soltanto un’altra cosa, in spagnolo ce un detto che fa: “mas vale mana che fuerza” che stà per dire che chi non ha la forza o gli strumenti giusti aguzza l’ingenuo, e questo vale per te che per friggere per la tua selva di carciofi e patate hai trovato una soluzione geniale, ed io ho riso al mimaginarti con la pallina del te in mano.
Besos e buona sfida!
Mai,scusa ancora per il disguido!!
E pensare che in questi giorni ho aspettato con ansia di sapere cosa pensavi delle mie tapas.
Finalmente ora sono stata trascinata dal vortice delle tue parole e non posso che essere contentissima: vorrei proprio vedere i tuoi occhi ed il palato a cuoricino!
Besos
Tina
P.S.Non c’entra, ma sono anche lusingata che avevi notato i miei gnocchi