Agnello alla cacciatora del Commissario Montalbano
by
tartetatina
-
6 Settembre 2017
Leggo sempre con piacere i libri del Commissario Montalbano e per questa giornata del Calendario del Cibo Italiano che lo festeggia,e durante le vacanze ho letto l’ultimo uscito ‘La rete di protezione’ e riletto alcuni di qualche anno fa ‘La voce del violino’, Il giro di boa’, ‘La pazienza del ragno’ . Ogni volta che apro un libro di Camilleri mi sembra di trovarmi di fronte ad un amico, che rivedo dopo tanto tempo. Mi fa piacere di sentire il suo racconto con quel suo linguaggio ‘particolare’ fatto di italiano e siciliano, che dopo poche righe, riesco subito a capire. E’ come ritornare a casa e ritrovare i profumi ed i sapori della cucina dopo una lunga assenza. Al primo boccone ti ricordi con piacere tutte le volte che hai assaggiato quel piatto e i gesti di chi lo ha preparato.
Non è stato sempre così. Mi è sempre piaciuto mangiare e cucinare, ma da giovane ero stanca di tutti i piatti della tradizione che mamma e nonna preparavano. Erano gli anni ’80 : leggevo con avidità le riviste di cucina che compravo all’uscita di scuola, sognando di preparare e di mangiare quei piatti più leggeri, colorati e moderni. I miei desideri, però, rimanevano tali.
Nel periodo dell’Università, trasferitami a Firenze, con una scarsa dotazione di mezzi tecnici a disposizione, non avevo molte occasioni di mettere a frutto le mie letture, che però continuavo a fare insieme ai testi di architettura. In quel periodo con il mio compagno di studi, ora mio marito, condividevo anche l’interesse per il cibo e in qualche ristorantino, soprattutto ad inizi anni ’90, finalmente riuscivo ad uscire dal campo ristretto della cucina di casa mia. Riscoprivo però in Toscana, che promuoveva con gran cura i propri prodotti, il valore positivo della tradizione e nel contempo riapprezzavo molte ricette di casa.
Sono ritornata nelle Marche. Con un lavoro ed una famiglia mia, ho incominciato a cucinare quello che volevo. Se avevo tempo a disposizione, rispulciavo le riviste e sceglievo la ricetta in cui cimentarmi. Per le feste ed occasioni particolari con i familiari, a me era riservato il piatto novità. Il resto del menu seguiva rigorosamente la tradizione. Per anni è stato così. Alcune ricette rimanevano esclusiva di mia madre, non perché lei non volesse il mio aiuto, ma perché concentravo il poco tempo disponibile per provare altri piatti, dato che per i classici potevo contare su di lei.
E’ arrivato il web: un serbatoio sconfinato di ricette e stimoli culinari da cui ho attinto con curiosità, finché non mi sono messa in gioco con il blog. Tra le ricette che ho proposto finora, se ci rifletto su, non sono tantissime quelle della tradizione, che ogni tanto, però, fa capolino nell’uso di un ingrediente o di una tecnica. Questa è la strada che mi piace seguire attualmente, quando sono libera di scegliere. Sì, perché, ora che mia madre fa più fatica a cucinare, gran parte delle ricette tradizionali, nei pranzi delle feste comandate e delle riunioni familiari spetta a me, per cui gradualmente mi sto riappropriando della ‘vecchia’ cucina di casa mia, che affronto naturalmente con la mia sensibilità e le mie esperienze.
Lascio tuttavia ancora a mia madre alcuni cavalli di battaglia, di cui mi fa sempre piacere ritrovare il sapore, perché, dopo tanti anni, portano la sua impronta e rappresentano la sua cultura. E poi, sono sempre così buoni!!
Anche con le ricette di Montalbano siamo nel filo della tradizione, perché i piatti che il Commissario predilige sono proprio quelli. Se avete dei dubbi a proposito, basta leggere nell’ultimo libro uscito, ‘La rete di protezione’, come viene descritto il finger food. C’è una descrizione particolareggiata degli ingredienti, creata per convincere il lettore che quel cibo ‘non è cosa’. Questa dovizia di particolari descrittivi manca invece per i piatti della tradizione siciliana che Montalbano mangia in trattoria o a casa preparati dalla cameriera Adelina: per molti di essi basta un semplice aggettivo, il nome del piatto e la.descrizione del piacere provato dal Commissario, quando si siede a tavola, a far venire l’acquolina in bocca al lettore. Cosi la golosità di Montalbano /Camilleri ci trasmette, attraverso le tante ricette citate in tutti i libri, il sapore ed il gusto della cucina siciliana.
Da ‘La voce del violino’ ho scelto di preparare l’agnello alla cacciatora che Montalbano mangia alla trattoria ‘La cacciatora’
“…Che comanda?”. “Mi porti quello che vuole”. ……Per secondo, una sostanziosa porzione di agnello alla cacciatora che gradevolmente profumava di cipolla e origano. Chiuse con un dolce di ricotta e un bicchierino di anicione come viatico e incoraggiamento alla digestione”.
La mia amica Barbara mi ha portato, proprio poche settimane fa dalla Sicilia, tanto origano profumatissimo e allora ,quando ho letto nel libro la frase di cui sopra, mi è sembrato che non ci potesse essere un utilizzo migliore che in questa ricetta.
Non sono siciliana quindi ho consultato il web per affrontare la preparazione del piatto. Non ci sono molte indicazioni ,a dire il vero, e quindi ho scelto di interpretare un po’ liberamente la ricetta tratta da: ‘La cucina siciliana di Maria Adele Di Leo’ sostituendo il prezzemolo con l’origano, visto che Camilleri indica questa versione.
Questo agnello alla cacciatora è stata una scoperta. Grazie Montalbano!
Agnello alla cacciatora
Ingredienti per 4 persone 1 kg. di spezzatino di agnello, 70 g di triplo concentrato di pomodoro, 50 g di olive verdi, 25 g di capperi, 1 gambo di sedano, 1/2 bicchiere di vino rosso, origano, 1/2 cipolla, olio evo, sale e pepe. In un tegame a fondo spesso soffriggere la cipolla affettata nell’olio (4/5 cucchiai). Inserire i pezzi di agnello, lavati ed asciugati e lasciar rosolare. Sfumare con il vino rosso e far evaporare. Aggiungere il concentrato di pomodoro e un bicchiere di acqua. Dopo una decina di minuti unire i capperi, le olive snocciolate ed il sedano tagliato a pezzetti. Dopo una decina di minuti, aggiungere una bella manciata di origano ed assaggiare per salare e pepare nella giusta dose. Continuare la cottura per almeno un’ora a fuoco lento, allungando con acqua se necessario.
Questa è la mia ricetta per il Commissario Montalbano e per il Calendario del Cibo Italiano che oggi lo festeggia.
24 thoughts on “Agnello alla cacciatora del Commissario Montalbano”
Credo che sia naturale allontanarsi dalla cucina di tradizione per poi riscoprirla e reinterpretarla in modo personale: è un processo tutto sommato analogo a quello dell’adolescenza, in cui tutto viene messo in discussione, per poi essere riaccolto in una fase più matura della propria vita. Mi sono ritrovata anch’io in quello che hai scritto, e pure io adesso mi sto piano piano riappropriando dei piatti della mia tradizione, che sono gli stessi di Montalbano.
Questa giornata nazionale è stata il pretesto per riavvicinarmi, riscoprire e valorizzare tanti piatti che fanno parte del bagaglio di sapori della mia infanzia.
Questo agnello è golosissimo: a casa mia non si mangiava agnello perché piaceva solo a me, adesso mi devo rifare del tempo perduto! 😉
Il nostro percorso culinario è molto simile…e condividiamo anche il mestiere 🙂 Purtroppo a mia madre non posso più lasciare le redini della cucina, non ricorda più nemmeno come fare cosa…ma fortunatamente ho osservato e le sono stata accanto per anni mentre cucinava per cui posso occuparmene io 🙂
Modo interessante per preparare l’agnello che faccio sempre nello stesso (ottimo) modo, al forno con le patate…proverò prestissimo 🙂
vuoi o non vuoi la tradizione ci chiama sempre, ci si può allontanare ma poi sempre alle origini si ritorna, io non mangio l’agnello.. quindi ti dico solo che hai eseguito un ottima ricetta e scritto un dettagliato post, è stato un piacere lavorare con voi tutte, un abbraccio.
Anch’io penso che sia normalissimo il tuo,percorso: allontanarsi per crescere, per distinguersi dalla famiglia, trovare la propria strada,mio,proprio modo di vivere e il cibo ne è una parte importante e a volte decisiva. È un po’ come facciamo noi donne con le mamme…ci allontaniamo per diventare mamme di noi stesse e solo a questo,punto permettiamo a loro di starci di nuovo vicine ! Io l’agnello lo adoro…
Sai che anch’io sono sempre incuriosita dalle novità, ma poi finisco sempre con il ritornare alla tradizione? Mi sono ritrovata in tante tue frasi e penso che proverò il tuo agnello, anche se a mio marito non piace. A presto. E’ stato un piacere lavorare ad un unico progetto.
Anche per me è stato un piacere lavorare con tutte voi. È bello anche scoprire di avere cose in comune. Ci fa sentire più vicine anche se siamo lontane fisicamente.
Tina è favoloso questo agnello. Mi piacciono i sapori mediterranei e l’origano ci sta benissimo! Il tuo rapporto con la cucina, questo passaggio naturale e graduale del testimone, ai miei occhi ha un grande valore ad è bellissimo poter fondere la tradizione con la propria esperienza. Tua madre ne sarà orgogliosa! Bravissima e complimenti
hai definito Montalbano con le mie stesse parole. Ormai è un amico, a cui chiedo notizie con piacere, in ogni suo romanzo. Ho usato questa similitudine gli scorsi anni, quando mi sembrava che la vena narrativa avesse perso un po’ di mordente, ma tant’è, per quanto non restassi del tutto soddisfatta, alla fine, ormai avevo sviluppato una dipendenza, se non letteraria, sicuramente affettiva. Devo dire che l’ultima prova invece mi ha restituito il commissario dei vecchi tempi, quello de Il Ladro di Merendine e de La Voce del Violino, uno dei miei preferiti. Tutto quello che è “alla cacciatora”, in Sicilia, ha una marcia in più rispetto ad altre omonimie. Ma guardando la tua foto, ne vedo molte altre, di marce in più… Meraviglioso!
Bellissimo il tuo racconto sul rapporto culinario…un pochino sto cercando di riscoprire anch’io i piatti della mia tradizione….alcuni li lascio volentieri ancora a mia mamma che è molto brava. ciao
Sono Tina, architetto.
L’interesse per la cucina e il cibo risale alla mia infanzia, ma solo da pochi anni la pasticceria è diventata un’autentica passione, alla quale dedico molto del mio tempo libero.
Mi piace quando riesco a ‘costruire’ con zucchero, uova, farina, cioccolato…..
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Credo che sia naturale allontanarsi dalla cucina di tradizione per poi riscoprirla e reinterpretarla in modo personale: è un processo tutto sommato analogo a quello dell’adolescenza, in cui tutto viene messo in discussione, per poi essere riaccolto in una fase più matura della propria vita. Mi sono ritrovata anch’io in quello che hai scritto, e pure io adesso mi sto piano piano riappropriando dei piatti della mia tradizione, che sono gli stessi di Montalbano.
Questa giornata nazionale è stata il pretesto per riavvicinarmi, riscoprire e valorizzare tanti piatti che fanno parte del bagaglio di sapori della mia infanzia.
Questo agnello è golosissimo: a casa mia non si mangiava agnello perché piaceva solo a me, adesso mi devo rifare del tempo perduto! 😉
Mi fa piacere scoprire che sono in bella compagnia su questa strada. Mapi prova quest’agnello è buonissimo!
Una ricetta veramente interessante, sapori intriganti, da provare!
Se hai modo Leila fallo. A noi è piaciuto tanto.
Il nostro percorso culinario è molto simile…e condividiamo anche il mestiere 🙂 Purtroppo a mia madre non posso più lasciare le redini della cucina, non ricorda più nemmeno come fare cosa…ma fortunatamente ho osservato e le sono stata accanto per anni mentre cucinava per cui posso occuparmene io 🙂
Modo interessante per preparare l’agnello che faccio sempre nello stesso (ottimo) modo, al forno con le patate…proverò prestissimo 🙂
Claudia, non sapevo che avessimo tante cose in comune! Aggiungiamo anche l’agnello, d’ora in poi.
vuoi o non vuoi la tradizione ci chiama sempre, ci si può allontanare ma poi sempre alle origini si ritorna, io non mangio l’agnello.. quindi ti dico solo che hai eseguito un ottima ricetta e scritto un dettagliato post, è stato un piacere lavorare con voi tutte, un abbraccio.
Anche per me è stato un piacere fare nuove conoscenze e condividere dubbi e informazioni.
mi sembra di sentirne il profumo… una preparazione ottima!
Il profumo è speciale, come il resto.
Un piatto splendido, così come la tua interpretazione.
Ricetta molto interessante. brava Tina, bello collaborare insieme
Grazie Ale. Mi è piaciuto lavorare in questo gruppo. Viva Montalbano!
Anch’io penso che sia normalissimo il tuo,percorso: allontanarsi per crescere, per distinguersi dalla famiglia, trovare la propria strada,mio,proprio modo di vivere e il cibo ne è una parte importante e a volte decisiva. È un po’ come facciamo noi donne con le mamme…ci allontaniamo per diventare mamme di noi stesse e solo a questo,punto permettiamo a loro di starci di nuovo vicine ! Io l’agnello lo adoro…
Proprio così, Marina. Per quanto riguarda l’agnello non puoi che trovarmi d’accordo.
Sai che anch’io sono sempre incuriosita dalle novità, ma poi finisco sempre con il ritornare alla tradizione? Mi sono ritrovata in tante tue frasi e penso che proverò il tuo agnello, anche se a mio marito non piace. A presto. E’ stato un piacere lavorare ad un unico progetto.
Anche per me è stato un piacere lavorare con tutte voi. È bello anche scoprire di avere cose in comune. Ci fa sentire più vicine anche se siamo lontane fisicamente.
Tina è favoloso questo agnello. Mi piacciono i sapori mediterranei e l’origano ci sta benissimo! Il tuo rapporto con la cucina, questo passaggio naturale e graduale del testimone, ai miei occhi ha un grande valore ad è bellissimo poter fondere la tradizione con la propria esperienza. Tua madre ne sarà orgogliosa! Bravissima e complimenti
Grazie Milena. Apprezzo sempre la passione e l’interesse vero che trasmettono le tue parole.
Grazie a te! Buona serata
Grazie a te!
hai definito Montalbano con le mie stesse parole. Ormai è un amico, a cui chiedo notizie con piacere, in ogni suo romanzo. Ho usato questa similitudine gli scorsi anni, quando mi sembrava che la vena narrativa avesse perso un po’ di mordente, ma tant’è, per quanto non restassi del tutto soddisfatta, alla fine, ormai avevo sviluppato una dipendenza, se non letteraria, sicuramente affettiva. Devo dire che l’ultima prova invece mi ha restituito il commissario dei vecchi tempi, quello de Il Ladro di Merendine e de La Voce del Violino, uno dei miei preferiti. Tutto quello che è “alla cacciatora”, in Sicilia, ha una marcia in più rispetto ad altre omonimie. Ma guardando la tua foto, ne vedo molte altre, di marce in più… Meraviglioso!
Sul Commissario non posso che concordare con te Alessandra.
Bellissimo il tuo racconto sul rapporto culinario…un pochino sto cercando di riscoprire anch’io i piatti della mia tradizione….alcuni li lascio volentieri ancora a mia mamma che è molto brava. ciao