Questo mese in via del tutto eccezionale per l’Italia nel piatto sarò rappresentante anche della mia regione natale, le Marche. E’ Annalaura Levantesi del Blog Forchetta e Pennello che di solito ci prepara le gustose ricette marchigiane, ma per una volta la sostituisco io.
Il tema come sapete, se avete letto, il post precedente è un piatto povero del passato e secondo me i frascarelli sono uno dei piatti più poveri della nostra tradizione gastronomica regionale.
Ho rifatto la ricetta come la preparava mia mamma, lo dico subito, in quanto sia pur nella semplicità dei suoi ingredienti, farina ed acqua, ci sono variazioni di consistenza che variano di casa in casa, di paese in paese: nella mia famiglia i frascarelli si presentano come una polentina piuttosto morbida con dei grumi più consistenti.
E’ un piatto di origine contadina che prende il nome dal bastoncino con in cima un intreccio di fili di acciaio, che ricorda un ramoscello ovvero frasca in dialetto. L’utensile che serviva a rimestare la polenta ,veniva usato anche per innaffiare di acqua la farina sulla spianatoiain modo da formare dei grumi che venivano aggiunti in cottura alla polentina di farina di grano tenero.
Erano questi grumetti che davano questa polenta povera consistenza e gusto. Il sugo di condimento veniva chiamato sugo finto perchè fatto solo con cipolla, sedano, lardo e conserva o salsa di pomodoro. Esistevano anche dei sughi più ricchi, con salsicce, costine di maiale ma naturalmente non erano il condimento di tutti i giorni.
Arrivati dalle campagne alla città i frascarelli si arricchiscono anche grazie al maggior benessere delle famiglie cittadine, per cui accanto a ‘li frascarelli de li puritti’ ( dei poveri) descritti sopra, abbiamo ‘li frascarelli de li signori’ in cui i grumi erano costituiti da palline di pasta all’uovo e ‘li frascarelli co lo riso’ ( o riso corgo- coricato) dove appunto veniva aggiunto il riso. Questi ultimi venivano preparati per le donne che avevano partorito perchè si diceva che favorissero l’allattamento.
Passiamo ora alla ricetta

4 l di acqua
400 g di farina di grano tenero
conserva di pomodoro
sale
pepe
50 g di pecorino
Soffriggere nell’olio la cipolla e il guanciale amalgamando con la conserva di pomodoro. Salare e pepare e lasciar cuocere per circa 15 minuti
Mettere l’acqua in una pentola e salarla, quando inizia a bollire versare a pioggia la farina e mescolando in continuazione. A parte sulla spianatoia bagnare con un po’ di acqua della farina spruzzando con le dita in modo da formare dei grumetti da buttare nella pentola sul fuoco. Salare e quando la farina ha raggiunto la consistenza della polenta , ci vorranno una ventina di minuti, versare sulla spianatoia o nei piatti fondi condire con il sugo che si è preparato prima e spolverare con il formaggio grattugiato.
Ed eccoli di nuovo i piatti poveri della cucina italiana che le amiche de l’Italia nel piatto vi fanno conoscere
semplice, ma sicuramente gustoso! un abbraccio e tanti auguri!
Un’introduzione ricca di informazioni che rendono questo piatto, seppur semplice, davvero importante.
Mi incuriosisce molto la presenza di grumi all’interno del piatto, mi piace l’idea di uan consistenza diversa al palato.
Ottimo piatto, ottima proposta!
Questa ricetta non la conosecevo, molto interessante
anche se in ritardo, Buona Pasqua
Che bella ricetta! proprio l’altro giorno su instagram ho visto un video in cui venivano preparati, mi ha incuriosito molto e ti ho pensato perché sapevo che li avresti proposti! E’ una bella ricetta tradizionale e molto appetitosa! Un abbraccio